La disbiosi intestinale è una particolare condizione in cui viene a mancare l’equilibrio microbico nell’intestino, con un aumento di batteri “cattivi”che ne causano l’ irritazione. Questa alterazione dell’equilibrio del microbioma intestinale può avere conseguenze di diverso tipo, da malattie infiammatorie, a colite e persino tumori. L’intestino è infatti l’organo più importante nel mantenimento del nostro stato di salute, considerato il nostro secondo cervello — basti pensare alla celebre citazione di Ippocrate: “Tutte le malattie hanno inizio nell’intestino”— ed è un organo molto più complesso di quanto si possa immaginare, strettamente legato al sistema immunitario e alla sua funzionalità. A maggior ragione diventa fondamentale prendersi cura del proprio intestino per un benessere sia fisico che psicologico.
Disbiosi intestinale: cos'è?
Con l’espressione disbiosi intestinale si sta ad indicare quella particolare condizione in cui le famiglie batteriche presenti nel nostro intestino e che contribuiscono alla formazione della nostra flora intestinale, sono in un rapporto numerico anomalo e non equilibrato.
Il termine disbiosi (dysbiosis) indica la natura stessa di questa condizione: il prefisso “dis-”, utilizzato per indicare un’alterazione o un’inversione, precede il termine greco “bios”, ovvero “vita”, “essere vivente”, opposto al termine “eubiosi”, dove il prefisso “eu” significa “buono” o “equilibrio”. Il termine “vita”, in questo caso, fa proprio riferimento alla vita dei microrganismi che risiedono nell’intestino, o microbiota.
Il microbiota intestinale umano è infatti costituito da milioni di microrganismi considerati non patogeni di cui la maggior parte sono di origine batterica e virale. Ma cosa intendiamo per microbiota? Con il termine microbiota si indica quella popolazione complessa e dinamica che popola il nostro intestino (si tratta di più di mille specie con un peso complessivo di circa 1.5 Kg).
Normalmente questi microrganismi sono in uno stato di equilibrio (o eubiosi) tra loro e con l’organismo ospitante. La disbiosi modifica quantitativamente e qualitativamente il microbiota intestinale e ciò a sua volta può determinare l’insorgenza a lungo andare di rilevanti implicazioni patologiche.
Flora intestinale e microbioma
L’equilibrio del microbiota ha una forte influenza sul benessere dell’organismo; il microbiota trae nutrimento dall’organismo per sopravvivere, mentre i prodotti del metabolismo batterico sono fondamentali per diverse funzioni vitali dell’organismo. Negli ultimi anni la ricerca scientifica sta mostrando un interesse crescente nei confronti dei microrganismi che popolano e colonizzano il nostro intestino. I risultati di questi studi si sono rivelati fondamentali e allo stesso tempo sorprendenti! Ad esempio, oggi sappiamo che i batteri che costituiscono la nostra flora intestinale forniscono le informazioni utili per la produzione di molteplici enzimi coinvolti nell’assorbimento dei nutrienti.
Andiamo però con calma. Prima di tutto, cos’è la flora intestinale? Che differenza c’è tra flora intestinale, microbiota e microbioma?
Con il termine flora intestinale ci si riferisce all’insieme dei batteri che popolano il nostro intestino. Microbiota intestinale è il termine scientificamente corretto che viene utilizzato per riferirsi al suddetto concetto. Spesso i termini microbioma e microbiota si utilizzano impropriamente come sinonimi ma non è esatto in quanto indicano concetti nettamente differenti.
Per microbiota intendiamo tutti i microrganismi che vivono in un determinato ambiente, mentre per microbioma intendiamo indicare il patrimonio genetico del microbiota stesso. La composizione qualitativa e quantitativa del microbiota varia nei diversi tratti intestinali. Il microbiota si acquisisce alla nascita attraverso il parto stesso e la sua composizione viene influenzata dall’età, dal sesso, da fattori ambientali e dalla stessa alimentazione.
Il microbiota può essere considerato un vero e proprio organo e il suo impatto sulla salute è notevole. I microrganismi, infatti, non solo agiscono contro la proliferazione dei microrganismi patogeni ma supportano le funzioni del nostro organismo come il metabolismo e l’azione protettiva esplicata dal sistema immunitario.
L’intestino rappresenta infatti uno degli organi a maggior contatto con vari agenti esogeni e perciò costituisce la prima barriera difensiva nei confronti di microrganismi patogeni. La sua condizione di equilibrio, o eubiosi è dunque fondamentale per una regolare funzionalità dell’organismo: quando questa viene alterata e vengono destabilizzati i rapporti tra le popolazioni microbiche, con la manifestazione di uno stato di disbiosi, possono verificarsi diversi disturbi che interessano l’intero corpo.
Eubiosi e disbiosi
Ma cosa si intende quindi per eubiosi e disbiosi? Il microbiota umano può presentarsi in due stati differenti: uno di eubiosi e l’altro di disbiosi. L’eubiosi è caratterizzata da un equilibrio sia quantitativo che qualitativo delle specie che costituiscono il microbiota intestinale, ovvero tra batteri buoni e cattivi. Si tratta di quella situazione che si instaura quando queste interagiscono correttamente tra di loro e con l’organismo ospite per il mantenimento dello stato di benessere dell’organismo. Si parla di disbiosi quando la popolazione microbica subisce modifiche a livello quantitativo e qualitativo compromettendo lo stato di equilibrio. Generalmente lo stato di disbiosi si manifesta in forme differenti e può essere determinato da:
Eccesso di patobioti, ovvero di batteri come, ad esempio, la famiglia batterica delle Enterobacteriaceae, potenzialmente patogena, che colonizza il nostro intestino ed in caso di eccessiva proliferazione può causare una serie di disturbi o patologie
Perdita di commensali. Al contrario, una perdita più o meno significativa dei batteri normalmente presenti può originare dismicrobismo intestinale
Alterazione della biodiversità batterica, dovuta a diete non corrette, farmaci, diabete, HIV e AIDS, ecc.
La disbiosi determina quindi un’alterazione del microbiota intestinale che causa l’insorgenza di una serie di disturbi a livello gastrointestinale e non solo. Tuttavia l’intestino non è l’unico organo ad essere popolato da batteri; vi sono altri tessuti che presentano microrganismi e un alterato equilibrio di quest’ultimi determina patologie note, come la cistite e la candida uro-genitale femminile.
Tipologie di disbiosi intestinale
Oggi conosciamo diverse tipologie di disbiosi: oltre ad una manifestazione lieve ed una manifestazione di disbiosi grave, distinguiamo anche la disbiosi putrefattiva, la disbiosi fermentativa e la disbiosi carenziale. Nello specifico:
La disbiosi putrefattiva si presenta quando quando la disbiosi è causata da una dieta troppo ricca in grassi e proteine e non bilanciata da un corretto apporto di fibre non digeribili (aumento nel numero di batterioidi);
La disbiosi di tipo fermentativa è invece dovuta ad una carica batterica eccessiva a livello del piccolo intestino, che determina un’accentuata fermentazione batterica con una massiccia produzione di gas. Si tratta quasi sempre di una situazione di intolleranza ai carboidrati.
La disbiosi carenziale è invece quella condizione carente o deficitaria di particolari specie batteriche che costituiscono la flora intestinale.
Disbiosi intestinale: sintomi
I sintomi e le manifestazioni che caratterizzano questo stato sono svariati. In casi di disbiosi intestinale lieve non sempre vi sono manifestazioni sintomatiche, oppure, se presenti, sono spesso trascurabili, o associati a problemi di cattiva digestione. In casi di disbiosi intestinale più grave, tuttavia, vi è l’insorgenza di sintomi dovuti ad una cattiva funzionalità gastrointestinale, come:
- Gonfiore e presenza di gas, come metano ed idrogeno;
- Stitichezza alternata a diarrea o aumentata frequenza di evacuazione;
- Presenza di muco nelle feci;
- Meteorismo;
- Disturbi a livello digestivo associati a reflusso acido o basico;
- Intolleranze alimentari;
- Alitosi;
- Disturbi dell’umore e del sonno;
- Cistiti e candidosi;
- Malattie autoimmuni.
Tali sintomi possono essere presenti per periodi molto prolungati, e compromettere lo stato di salute dell’organismo. Oltre a queste manifestazioni tipiche della disbiosi intestinale, un’alterazione dell’equilibrio microbico intestinale può avere ripercussioni a livello di assorbimento dei nutrienti, generando carenze (ad esempio di vitamine) che possono conseguire in altri disturbi.
In alcuni casi vi può essere la manifestazione della disbiosi intestinale con sintomi neurologici, dovuti al cattivo funzionamento dell’intestino, come depressione, alterazioni dell’umore o disturbi del sonno.
Cause della disbiosi intestinale
Come nasce e cosa genera la disbiosi intestinale? Nonostante il microbiota abbia una elevata capacità di reazione, esistono diversi fattori che possono causare un’alterazione anomala del microbiota, più grave rispetto alle normali variazioni giornaliere che normalmente avvengono nell’intestino, andando a compromettere la normale funzionalità gastrointestinale, con sintomi più o meno gravi. In questi casi si parla dunque di disbiosi intestinale. Le cause che determinano l’insorgenza di questo squilibrio sono davvero tante.
Tra le cause più comuni della disbiosi intestinale vi sono:
- Un’alimentazione non equilibrata o poco sana, con eccesso di proteine animali e grassi e povera di carboidrati complessi e fibre;
- Una carenza nutrizionale;
- Cattive abitudini alimentari;
- Farmaci inibitori di pompa protonica e/o antibiotici, che hanno un impatto negativo sulla flora batterica intestinale;
- L’Adozione di stili di vita non corretti e sregolati;
- Sonno insufficiente;
- Fumo ed alcool;
- Sedentarietà, specialmente se associata ad obesità;
- Esposizione all’inquinamento;
- Stress cronico, nervosismo, cambi d’umore e ansia;
- Sindrome del colon irritabile, colite ulcerosa o altre malattie infiammatorie dell’intestino;
- Disturbi del sistema immunitario o patologie sistemiche.
L’esposizione a questi fattori porta alla crescita intestinale di ceppi batterici non benefici, a scapito di quelli benefici, per la salute umana, e diventa causa della disbiosi intestinale, con sintomi più o meno gravi. In questi casi si parla dunque di disbiosi intestinale.
Come viene diagnosticata la disbiosi intestinale?
La diagnosi della disbiosi intestinale è medica ed avviene solitamente attraverso l’analisi dei sintomi e l’accertamento dello stato di disbiosi attraverso alcuni esami. L’analisi della sintomatologia non permette una diagnosi chiara ed immediata in quanto i sintomi che caratterizzano questa condizione sono alle volte contraddittori o si riscontrano anche in altre patologie.
A chi rivolgersi in caso di disbiosi intestinale
Nel momento in cui si riscontra disbiosi attraverso l’ausilio di test specifici e appropriati, e quindi dopo aver evidenziato la presenza di una alterazione della popolazione intestinale, è importante rivolgersi a figure competenti come il proprio medico di base, un biologo nutrizionista o dietista, che in caso lo ritengano opportuno, potranno indirizzare il paziente ad una visita specialista in gastroenterologia per gli approfondimenti del caso.
Disbiosi intestinale: test
Esistono dei test specifici per rilevare uno stato di disbiosi? I test di cui ci si avvale per diagnosticare lo stato di disbiosi sono svariati. Tra questi il più comune tra i cosiddetti “disbiosi test”, che viene utilizzato anche per valutare eventuali malassorbimenti, è il test della valutazione dei livelli di indicano e scatolo, che avviene attraverso l’analisi di un campione di urine.
Si tratta di due sostanze (nello specifico metaboliti dell’amminoacido essenziale triptofano) in grado di fornirci informazioni fondamentali sulla natura dell’eventuale disbiosi in corso. Un altro tipo di test effettuato su un campione di feci è la valutazione del microbiota intestinale.
Molti si chiedono quale sia il costo di questo test: in reatltà il disbiosi intestinale test ha un prezzo variabile in base proprio alla tipologia di test che viene eseguita.
Disbiosi intestinale e intestino irritabile
La sindrome dell'intestino irritabile (IBS), detta impropriamente sindrome del colon irritabile, è una malattia gastrointestinale di tipo funzionale ad elevata incidenza nella popolazione generale. Il disturbo può presentare sintomi lievi ma può essere debilitante in alcuni pazienti. Si tratta di una condizione patologica che condivide diversi sintomi con lo stato di disbiosi, come ad esempio il dolore addominale, la distensione addominale, la diarrea e il gonfiore. Lo stato di disbiosi porta con sé diversi stati patologici: infatti può essere correlato allo sviluppo della sindrome dell’intestino irritabile influendo negativamente sulla gravità della sindrome.
Possibili conseguenze della disbiosi
Quali sono le conseguenze della disbiosi intestinale e le patologie ad essa associate? Questa condizione patologica va ad alterare il delicato equilibrio del nostro microbiota e ciò determina l’insorgenza di altre patologie strettamente legate a questo equilibrio. Alcune condizioni sono causa di disbiosi, altre ne sono l’effetto e altre ancora causa-effetto: si entra in una sorta di un circolo vizioso che va necessariamente bloccato per preservare la nostra salute generale.
In base al tipo di microrganismo coinvolto si possono distinguere forme lievi, moderate o gravi di disbiosi. Le forme semplici sono quelle legate all’alterazione di un singolo ceppo o un solo gruppo microbico formato da più specie. Una disbiosi più complicata è dovuta all’alterazione del rapporto tra microrganismi aerobi ed anaerobi, che potrebbe complicarsi con la proliferazione di germi anche patogeni e l’eventuale comparsa di protozoi che trovano un terreno più favorevole a seguito della variazione del microambiente intestinale, con conseguente squilibrio immunitario.
Conseguenze locali
Lo stato di disbiosi, oggi sempre più comune nelle persone “occidentali”, porta con sé diversi stati patologici in loco, tra cui i più comuni, citati nelle ultime evidenze scientifiche sono la sindrome dell’intestino irritabile, IBS (Inflammatory Bowel Desease), e cancro del colon-retto. A questo stato sono connessi anche disordini metabolici come il diabete di tipo II e la sindrome metabolica.
Conseguenze extra-intestinali
Le conseguenze derivanti da questo stato patologico interessano anche organi distanti dall’intestino. Tra i disordini più comuni vi sono quelli a livello neurologico come Alzheimer, Parkinson, autismo; quelli mentali e del comportamento, come il distress cronico, la depressione, l’ansia ed in più le patologie cardiovascolari. Molti studi hanno inoltre riscontrato l’insorgenza di patologie dermatologiche correlate allo stato di disbiosi.
Infatti, casi di acne, rosacea, dermatite atopica e psoriasi, nella maggior parte dei casi sono il risultato di uno stato di disbiosi intestinale. Gli studi hanno dimostrato che i disturbi a livello cutaneo, come anche i disturbi su base autoimmune, sono in qualche modo collegati con lo stato di squilibrio della microflora intestinale. Nelle donne, inoltre, la disbiosi può degenerare in cistiti frequenti e candidosi.
Disbiosi intestinale e candida
Come abbiamo visto, tutti i tessuti del corpo contengono popolazioni di microganismi, che grazie alla funzione di protezione che esercitano contribuiscono a mantenere la salute dell’organismo. Un importante microbiota è quello dell’apparato genitale femminile, in cui sono i lattobacilli a mantenere una condizione di salute della mucosa vaginale, contrastando la proliferazione di batteri cattivi come Candida albicans.
La Candida è un fungo saprofita che riesce a colonizzare con successo l’ospite umano. Può succedere che in caso di disbiosi la Candida diventi patogena, causando una disbiosi fermentativa legata alla fermentazione degli zuccheri. Infatti, si è visto che la sindrome della fermentazione intestinale dipende fortemente dalla presenza di Candida albicans.
La candida può essere presente nel nostro intestino e nel cavo orale senza dare nessun sintomo, in quanto tenuta sotto controllo dal sistema immunitario, che non permette un’eccessiva proliferazione del fungo. La candida può causare vere e proprie infezioni che danno origine a patologie diverse a seconda dell’organo colpito. Anche se poco comune, la candida è in grado di provocare una disbiosi o candidosi intestinale che risulta particolarmente fastidiosa.
Quanto dura la disbiosi intestinale?
La disbiosi è un’alterazione di quel delicato equilibrio che regola il nostro intestino. Quanto dura questa condizione patologica? Non è possibile determinare una durata ben precisa, in quanto tutto dipende dalla tempestività della diagnosi e dall’efficacia della terapia e dei rimedi adottati. Molte persone affette da disbiosi convivono anni o addirittura decenni con questo disturbo, senza prestare particolare attenzione ai segnali che arrivano dal proprio apparato gastrointestinale.
Disbiosi intestinale: cure
La cura della disbiosi intestinale è volta a ripristinare uno stato di eubiosi e garantire il benesere dell’intestino e dunque dell’intero organismo. La disbiosi è infatti un fenomeno alquanto complesso a cui sono correlati fenomeni patogenetici, fisiopatologici e funzionali. Una cura deve necessariamente prevedere un intervento che mira da un lato, ad agire sull’ospite, in particolare riequilibrando la flora intestinale e, dall’altro, al riequilibrio del microclima intestinale e a ristabilire il rapporto quanti-qualitativo tra le diverse specie batteriche.
Probiotici e fermenti lattici
Per la cura della disbiosi si consiglia l’integrazione di microrganismi probiotici, come fermenti lattici, talvolta associati anche a prebiotici, come fibre vegetali idrosolubili, che supportano l’effetto dei primi. Perché è importante l’assunzione di probiotici e fermenti lattici? Sia i probiotici che i fermenti lattici sono fondamentali per ripristinare e riequilibrare la flora batterica intestinale. In particolare, i probiotici sono in grado di sopravvivere all’ambiente gastrico e possono influenzare la composizione del nostro microbiota e della flora intestinale innescando, attraverso la produzione di determinate sostanze, processi di inibizione o di promozione della crescita microbica intestinale.
Possono inoltre favorire e innescare una risposta immunitaria contro bersagli ben precisi. Va precisato che la sola assunzione di probiotici può non bastare, specialmente quando è necessario intervenire su più fattori, come le modifiche nutrizionali, la permeabilità intestinale, la gestione emotiva della persona, l’assunzione di farmaci, l’introduzione di sostanze prebiotiche, ecc.
Quando assumere i probiotici? La funzione dei probiotici è quella di rinforzare le difese immunitarie e regolarizzare la funzione intestinale, e possono essere assunti in qualunque momento della giornata.
Integratori per la disbiosi intestinale
In associazione ai probiotici, per la cura della disbiosi intestinale vengono spesso consigliati integratori con componenti prebiotici. Il nostro microbiota comprende un numero di cellule di gran lunga elevato: un numero nettamente superiore rispetto alle cellule che costituiscono il nostro organismo. Gli integratori che si consigliano in caso di disbiosi sono in genere a base di fibre solubili, definite anche fermentabili, che sono in grado di selezionare ceppi batterici piuttosto che altri e di ristabilire un certo pH intestinale, che deve essere tendenzialmente acido.
In caso di stipsi si consigliano integratori con funzione depurativa per ovviare all’accumulo di sostanze tossiche. Molto spesso le sole sostanze depurative non bastano o non hanno alcun effetto, in quanto è essenziale comprendere le cause (possono essere tante, il che rende il problema molto più complesso di quanto si possa pensare) che determinano la stipsi. Va anche detto che è importante, specie per le normali funzioni intestinali, l’assunzione di vitamina D3 e delle vitamine del gruppo B, prestando attenzione ad integrare la vitamina B12 e l’acido folico nelle loro forme dette metilate. Puoi leggere dei benefici della vitamina D3 nell'articolo sulla carenza di vitamina D.
Per quanto tempo assumere gli integratori per la disbiosi intestinale? È importante iniziare ad assumere probiotici ed integratori sin dalle prime manifestazioni dei sintomi della disbiosi, e sino alla loro scomparsa. Si raccomanda tuttavia di chiedere consiglio al proprio medico di fiducia per una più efficace terapia volta al ripristino di un normale transito intestinale.
Alimentazione
Cosa mangiare per la disbiosi intestinale? La dieta ha un’importanza cruciale sia per la definizione della composizione della flora batterica intestinale nei primi anni di vita, che per il mantenimento del suo equilibrio della flora batterica intestinale. L’approccio nutrizionale che bisogna adottare dipende essenzialmente dal tipo di disbiosi che si deve trattare. In caso di disbiosi deficitaria bisognerà aumentare l’apporto in fibre e FOS; nella disbiosi putrefattiva bisognerà fare attenzione alla quantità di grassi e proteine, in associazione a carboidrati, assunti quotidianamente.
Nella disbiosi fermentativa è fondamentale ridurre l’apporto di zuccheri. In caso di sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) sarà importante la riduzione (se non l’eliminazione) del glutine. In caso di suscettibilità alle allergie e/o allergia al nichel, sarà necessario ridurre drasticamente l’apporto di nichel dalla dieta. In caso di distress cronico, ansia, depressione e candidosi sarà importante ridimensionare tra l’altro l’apporto in carboidrati. In ogni caso è importante rivolgersi al proprio medico.
Stile di Vita
Per avere benefici sulla flora intestinale a volte è necessario cambiare il proprio stile di vita. Oltre all’alimentazione vi sono altri fattori altrettanto rilevanti e importanti che ci permettono di ripristinare lo stato di eubiosi, come: il rispetto delle condizioni igieniche; il rispetto del ritmo circadiano; una dieta a base di alimenti che non stimolino in modo negativo la risposta immunitaria intestinale; un uso adeguato di farmaci; un regolare esercizio fisico; un’adeguata gestione dei fattori di stress esogeni; eliminazione di fumo e alcol.
Idrocolonterapia
Cos’è l’idrocolonterapia? A cosa serve? Con il termine idrocolonterapia si fa riferimento ad un “lavaggio intestinale”, un’irrigazione dell’ampolla rettale e dell’intestino, che avviene con acqua tiepida e/o altre sostanze. Si tratta di una tecnica invasiva che ha lo scopo di eliminare e facilitare l’espulsione di tutte quelle sostanze potenzialmente dannose che rimangono nel nostro intestino e che potrebbero indebolire le difese immunitarie o determinare infiammazioni. Solitamente si ricorre a questa tecnica nei pazienti con costipazione e stitichezza, per dar loro un senso di benessere e attenuare i sintomi della disbiosi.
Farmaci
Cosa viene prescritto a livello farmacologico per la disbiosi intestinale?La terapia a base di antibiotici solitamente viene preceduta e associata ad un trattamento a base di probiotici, con lo scopo di ripristinare l’equilibrio della popolazione intestinale. Solitamente gli antibiotici sono selettivi. Molte evidenze scientifiche dimostrano l’efficacia di farmaci omotossicologici nel trattamento di forme di disbiosi batterica, micotica e mista in età adulta e pediatrica. Tuttavia, bisogna sempre consultare un medico prima di assumere farmaci.
Disbiosi intestinale: dieta
I nutrienti sono essenziali non solo per la salute generale, ma anche e soprattutto per la salute del microbiota intestinale. L'alimentazione è perciò un elemento fondamentale che influenza e modula l'insediamento del microbiota intestinale nei bambini e la sua struttura e funzionalità negli adulti. È stato osservato che un consumo eccessivo di proteine e grassi animali associato ad uno scarso consumo di fibra alimentare aumenta l'assorbimento di microrganismi tolleranti ai sali biliari (Alistipes, Bilophila) e diminuisce i livelli dei microrganismi in grado di metabolizzare i polisaccaridi complessi dei vegetali. Al contrario, l'abbondante consumo di fibre alimentari derivanti da frutta e verdura è associato a significativi incrementi delle specie fermentative.
Cibi da integrare
Per curare la disbiosi intestinale è consigliabile includere nell’alimentazione gli alimenti di origine vegetale, in quanto favoriscono la stabilità del microbiota. Essenzialmente, una dieta settimanale per la disbiosi richiede di prediligere gli alimenti contenenti FOS (fruttoligosaccaridi) fibre vegetali prebiotiche e inulina, come le verdure a foglia larga, legumi e cereali integrali. Importanti sono anche i cibi ricchi in vitamine B, C, D e grassi essenziali (omega 3), come abbiamo visto parlando del rapporto tra omega 3 e intestino. È anche importante, per il benessere della flora batterica, consumare cibi ricchi di lattobacilli, bifidobatteri ed altri microrganismi dalla funzione protettiva, come kefir, yogurt, alcuni formaggi, ma anche aceto ed i derivati della soia.
Cibi da evitare
Quali cibi dovrebbe evitare chi soffre di disbiosi intestinale? Per ripristinare l’equilibrio della flora batterica intestinale bisognerebbe, nella propria dieta settimanale per la disbiosi intestinale:
Limitare il consumo di caseina e di farine raffinate;
Prestare molta attenzione alla quantità di carboidrati che si assume ecercare di non sovrapporre nello stesso pasto più alimenti contenenti questo macronutriente;
In alcuni casi è importante limitare (se non eliminare per un periodo) alimenti contenenti glutine e nichel, tenendo ben presente che qualsiasi modifica alla propria dieta deve essere prevista dal proprio medico e/o dal proprio biologo nutrizionista di fiducia.
Quello della disbiosi è uno stato alquanto variabile poiché si manifesta in maniera diversa da un soggetto all’altro. Proprio per questo motivo non si può definire una durata vera e propria della cura, che potrebbe variare da qualche giorno fino a diverse settimane, se non mesi. Il ripristino della flora intestinale è infatti del tutto individuale e influenzato da molti fattori (esogeni e non), quindi risulta difficile fornire una indicazione esatta in termini di tempo.
Conclusioni
I disturbi intestinali associati alla disbiosi sono molteplici e anche molto diversi tra loro. Alcuni disturbi sono causa di disbiosi, altri ancora ne sono la conseguenza. A prescindere dalle varie situazioni, ciò che è importante che il lettore comprenda dalla lettura di questo articolo è che: tutto ciò che assumiamo, incluse le emozioni, ha un impatto sul nostro intestino e nientemeno che sul nostro microbiota; il nostro stato di salute e malattia dipende fortemente dallo stato di salute del nostro intestino.
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