La vitamina D si è dimostrata un nutriente benefico per il sistema immunitario. In questo articolo ne scopriamo i meccanismi d'azione e le proprietà. La vitamina D è una sostanza fondamentale per la salute dell’organismo: molti ne conosceranno gli effetti importanti sull’assorbimento del calcio e sul benessere delle ossa, ma studi recenti hanno evidenziato come la vitamina D giochi un ruolo fondamentale anche nel supporto del sistema immunitario e nella difesa dell’organismo da agenti patogeni come batteri e virus. In questo articolo illustreremo il rapporto tra vitamina D e sistema immunitario, come assumerla negli integratori di vitamina D con K2 in gocce ad alto dosaggio per soddisfare il fabbisogno giornaliero del nostro organismo, e quali sono le problematiche a livello di difese immunitarie causate da una carenza di vitamina D.
Vitamina D e difese immunitarie
Le vitamine giocano un ruolo fondamentale nel corretto funzionamento del nostro organismo. Queste sostanze, in quanto micronutrienti, devono essere assunte in piccole quantità, ma ciò non vuol dire che la loro presenza nel nostro corpo sia trascurabile o di poca importanza. Le funzioni che esplicano sono infatti indispensabili per il corretto mantenimento dello stato di salute di neonati, bambini, adulti e anziani.
In particolare, negli ultimi anni, la vitamina D ha suscitato un notevole interesse. Recenti studi, infatti, oltre al suo ruolo ormai consolidato nel metabolismo osseo e nella prevenzione di osteoporosi e rachitismo, hanno dimostrato che lo stato della vitamina D è correlato con il mantenimento dell’immunità naturale, con l’incidenza di diverse malattie come tumori, malattie cardio-vascolari, infezioni respiratorie, malattie neurodegenerative e piorrea.
A differenza di altre vitamine, la fonte principale di vitamina D non è l’alimentazione, in quanto questo nutriente può essere ritrovato in pochissimi cibi; ne consegue che sono sempre più le persone a soffrire di carenza di vitamina D, la quale, come approfondiremo, è strettamente associata ad un indebolimento delle difese immunitarie.
In questo articolo cercheremo dunque di spiegarvi cos’è la vitamina D, a cosa serve e come e quando assumerla. Nello specifico, esploreremo il suo ruolo nel funzionamento del sistema immunitario, delineando i rischi di una carenza di vitamina D per le difese.
Cos’è la vitamina D?
La vitamina D, o calciferolo, comunemente definita come “la vitamina del sole” è una delle tante vitamine presenti nel nostro organismo. È considerata unica in quanto funziona come un ormone.
La vitamina D viene sintetizzata dall’organismo, in quantità maggiore, per azione dei raggi del sole, a partire da derivati del colesterolo presenti nella pelle.
Nello specifico, con il termine vitamina D si intende indicare un gruppo di pro-ormoni liposolubili composto da 5 diverse vitamine (D1, D2, D3, D4 e D5) tra cui le due forme più importanti sono la vitamina D2 e la vitamina D3, che l’organismo è in grado di riconoscere. La prima, la vitamina D2, conosciuta come ergocalciferolo, è di origine vegetale e si trova nelle piante come ergosterolo, mentre la vitamina D3, o colecalciferolo, di origine animale, deriva dal colesterolo. L’uomo è in grado di sintetizzarle a livello cutaneo in seguito all’esposizione alla luce solare.
Sia la vitamina D2 che la D3 si possono introdurre con la dieta, anche se presenti, tuttavia, in quantità significative solo in alcuni cibi, come ad esempio nell’olio di fegato di merluzzo, nelle sardine e nel tonno. Se introdotta con la dieta, la vitamina D viene assorbita a livello intestinale, successivamente trasferita nella circolazione linfatica, e quindi in quella sanguigna.
La vitamina D2 e la vitamina D3 sono fonti preformate da cui deriva la vitamina D attiva. Le prime, infatti, non hanno attività biologica, ma si convertono nella forma attiva in seguito a due reazioni di idrossilazione che avvengono rispettivamente a livello epatico e renale. Le sedi di deposito della vitamina D sono il tessuto adiposo e il muscolo.
Attraverso il sistema linfatico la vitamina D introdotta giunge al fegato per la prima idrossilazione: si forma così la 25-idrossivitamina D [25(OH)D]. Quest’ultima rappresenta l’indice più accurato per valutare lo stato della vitamina D di un individuo, perché ha un’emivita piuttosto lunga; si tratta infatti di circa 2-3 settimane. La 25(OH)D giunge poi al rene, dove subisce una seconda idrossilazione renale formando così il calcitriolo.
La formazione di vitamina D aumenta e/o diminuisce in funzione della concentrazione sanguigna di calcio e di fosforo. Se i livelli di questi due minerali sono bassi, la vitamina D si lega al suo recettore (VDR) e stimola l’assorbimento intestinale del calcio e del fosforo.
Vitamina D: funzioni biologiche e fisiologiche
La vitamina D funziona nell’organismo, similmente ad un ormone, sia attraverso un meccanismo di tipo endocrino (la regolazione dell’assorbimento del calcio) che con un meccanismo di tipo autocrino (implicazione nell’espressione genica). Le ultime evidenze scientifiche hanno dimostrato infatti che la vitamina D ha funzioni extra-scheletriche, infatti si trova in numerosi altri organi e tessuti, come il tessuto muscolare, fegato, pancreas, sistema immunitario e sistema nervoso centrale.
In merito alla funzione autocrina possiamo dire che la forma attiva della vitamina D regola molteplici geni, oltre 1000, attivando o inattivando il DNA nucleare in vari tipi di cellula. L’1,25(OH)2D3 (d’ora in poi forma attiva della vitamina D3) si lega ad un recettore nucleare specifico chiamato vitamin D receptor: VDR. Questo complesso si lega ad una regione del DNA vicina al gene da attivare ed innesca il processo di trascrizione del DNA.
Per quanto riguarda la funzione endocrina, la vitamina D fa parte del complesso implicato nella regolazione del metabolismo del calcio.
La funzione essenziale della vitamina D è quella di mantenere entro i limiti fisiologici i livelli di calcio e di fosfato nel sangue, rendendoli disponibili per una corretta mineralizzazione dell’osso. La vitamina D favorisce l’assorbimento e l’immagazzinamento del calcio nelle ossa. Inoltre, la vitamina D è coinvolta nel processo che garantisce una normale contrattilità muscolare.
Questo ormone è in grado di modulare l’assorbimento di calcio a livello intestinale, il riassorbimento di calcio nei reni e la mobilizzazione o l’accumulo di calcio nelle ossa. A tal proposito la vitamina D si rivela essenziale per lo sviluppo dello scheletro.
Una carenza cronica di vitamina D causa un deficit di calcio all’interno del nostro corpo; come forma di compensazione il nostro organismo sottrae il calcio dai tessuti ossei. Per rendere possibile tutto ciò la vitamina D va incontro ad un complesso “cammino” metabolico, con la conseguente sintesi di specifici metaboliti. Senza la vitamina D, la capacità della cellula di rispondere adeguatamente ai segnali di carattere fisiologico è senza alcun dubbio compromessa.
Effetti della vitamina D sul sistema immunitario
È ormai noto a tutti che la vitamina D è essenziale per il corretto sviluppo ed il benessere delle nostre ossa, ma cosa c’entra con il sistema immunitario? La vitamina D può essere considerata un alleato del nostro sistema immunitario; essa ha infatti la capacità di agire a livello delle cellule facenti parte di questo complesso sistema di difesa. Conseguentemente, bassi livelli di vitamina D contribuiscono all’indebolimento del sistema immunitario.
Il sistema immunitario è composto da due tipi di immunità distinte, seppur in continua interazione tra loro; si tratta dell’immunità innata e dell’immunità adattativa.
La risposta immunitaria innata ha il compito di attivare dei recettori detti Toll-like (TLR), nei monociti e nei macrofagi. I TLR sono una famiglia estesa di recettori, la cui funzione è quella di riconoscere e rilevare i patogeni, sia batterici che virali, che potrebbero essere deleteri per la salute dell’ospite, innescando di conseguenza la risposta immunitaria innata. L’attivazione dei TLR porta all’induzione di peptidi antimicrobici (AMP), come la catelicidina e le specie reattive dell’ossigeno (ROS), che uccidono il patogeno.
L’espressione della catelicidina è indotta dalla forma attiva della vitamina D3 sia nelle cellule del midollo osseo che in quelle epiteliali.
La vitamina D viene depositata all’interno del tessuto adiposo. Quando viene mobilizzata, attraversando la circolazione linfatica, raggiunge i linfonodi; in prossimità di quest’ultimi, legandosi ai recettori specifici dei linfociti B, stimola la produzione di anticorpi. Pertanto, livelli adeguati di vitamina D promuovono, o, per meglio dire, condizionano la reattività della nostra risposta immunitaria innata.
A riguardo, si è rilevata una connessione tra Toll-like receptors (TLR) e risposta innata antibatterica contro la tubercolosi. Già a partire dal 1800 è possibile riscontrare testimonianze relative trattamento della tubercolosi mediante l’esposizione al sole: grazie ai recenti studi oggi è possibile ascrivere l’efficacia di tale terapia non all’azione dei raggi solari sul batterio della tubercolosi, bensì alla sintesi di vitamina D e alla sua capacità di modulare l’attività delle cellule T e B.
La risposta immunitaria adattativa o specifica (nota anche come acquisita) nei confronti di microrganismi patogeni, è infatti avviata da cellule specializzate chiamate macrofagi, i quali attivano le cellule responsabili del successivo riconoscimento dell’antigene ovvero dei linfociti T e B.
Fattori sistemici come la vitamina D influenzano questo processo. La vitamina D in generale esercita un’azione di tipo inibitoria sul sistema immunitario adattativo, determinando effetti regolatori diretti sulle funzioni dei linfociti B e T. Le cellule T possono essere inibite direttamente dalla vitamina D.
Questa vitamina ha quindi la capacità di modulare l’attività del sistema immunitario:
- Supportandola, qualora l’organismo è impegnato nella lotta contro le infezioni;
- Rallentandola, in caso di eccessiva stimolazione immunitaria dovuta a malattie autoimmuni o malattie infiammatorie croniche.
Clinicamente non ci sono farmaci a base di vitamina D approvati per la modulazione immunitaria. Tuttavia, diverse pubblicazioni in merito hanno dimostrato che la modulazione della risposta immunitaria mediata dalla forma attiva della vitamina D3 riduce il rischio di varie malattie autoimmuni, quali artrite reumatoide, diabete di tipo 1 e sclerosi multipla, e l’efficacia di analoghi della vitamina D in queste patologie è documentata dall’inibizione della psoriasi, una malattia autoimmune della pelle in cui questi agenti sono il farmaco per uso topico più utilizzato. Leggi anche il nostro articolo sugli effetti della Lattoferrina sul Sistema Immunitario.
Leggi anche il nostro articolo sugli effetti della Lattoferrina sul Sistema Immunitario.
Ruolo della vitamina D nei soggetti immunodepressi
Il nostro sistema immunitario è deputato alla difesa del nostro organismo e agisce per preservarci da tentativi di invasione operati continuamente dai microrganismi e dall’aggressione provocata dagli agenti chimici. I motivi per cui il sistema immunitario può non essere in grado di svolgere appieno il suo compito sono molteplici e legati a fattori di diversa natura.
Quando il sistema immunitario è indebolito e non funziona come dovrebbe, si parla di immunodeficienza, anche detta immunodepressione. I soggetti immunodepressi sono affetti da malattie infettive, neoplastiche, metaboliche, malattie croniche (cardiache, polmonari) oppure hanno subito un trapianto di organi o assumono dei farmaci che indeboliscono il loro sistema immunitario. Una condizione fisiologica di immunodeficienza si verifica anche negli anziani, il cui sistema immunitario subisce una lenta involuzione.
Una persona con immunità compromessa è più a rischio di contrarre infezioni, soprattutto in un periodo di emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo a causa del coronavirus. Sicuramente seguire uno stile di vita sano, evitare situazioni di stress, seguire una giusta alimentazione aiutano a rafforzare il sistema immunitario.
Nei casi di immunodeficienza, quando le difese risultano compromesse, se si vuole migliorare la propria risposta immunitaria, riveste un ruolo fondamentale un’adeguata integrazione di minerali e di vitamine.
Esistono infatti alcune vitamine che migliorano l’efficienza delle difese immunitarie. La vitamina D è uno dei nutrienti più importanti e potenti per il supporto del sistema immunitario. È molto importante che i livelli di vitamina D siano ottimali, in quanto, come già visto nel precedente paragrafo, questo micronutriente è implicato attivamente nella risposta immunitaria.
Quest’ultima è in grado di sostenere il sistema immunitario e quindi di renderlo più efficiente. Numerosi studi hanno dimostrato che la cosiddetta “vitamina del sole”, la vitamina D, aiuta a ridurre il rischio di contrarre raffreddore e influenza. Sfortunatamente, un’alta percentuale della popolazione è carente, perciò l’integrazione giornaliera di vitamina D (idealmente sotto forma di vitamina D3) offrirebbe la migliore protezione.
Vitamina D e tumori
Recentemente, molti studi oncologici hanno evidenziato la correlazione che sussiste tra lo stato di vitamina D e il cancro. Attualmente si sta cercando di dimostrare se tale vitamina sia effettivamente in grado di ridurre l’incidenza del cancro oppure se abbia la capacità di rallentare o persino bloccare la formazione di metastasi.
I dati provenienti da studi condotti su animali e sulle colture cellulari sono alquanto promettenti. Si è riscontrato che la vitamina D ed i suoi analoghi, in particolare l’1,25 (OH)2-D, possono prevenire lo sviluppo del cancro o ritardarne il progresso (ovvero la formazione di metastasi). I meccanismi attraverso i quali la forma attiva della vitamina D3 riesce a sopprimere lo sviluppo del tumore sono numerosi e in molti casi cellula-specifici. Questi meccanismi includono:
- L’inibizione della proliferazione, mediante il blocco di elementi del ciclo cellulare;
- L’induzione alla morte della cellula tumorale;
- La stimolazione della riparazione del danno al livello del DNA;
- L’inibizione della metastatizzazione.
Tuttavia, la maggior parte dei dati clinici derivano da studi osservazionali. Questi studi mostrano costantemente un probabile beneficio per l’integrazione di vitamina D, ad esempio, nel cancro del colon e della mammella, ma mancano dati di studi clinici di dimensioni e durata sufficienti con le giuste dosi di vitamina D per essere ritenuti definitivi.
Pertanto bisogna prestare molta attenzione a non illudersi, sebbene ci siano dati scientifici promettenti, del fatto che l’assunzione di vitamina D debba considerarsi un trattamento anti-cancro, poiché si commetterebbe un grave errore. Teniamo inoltre a precisare che, per via della variabilità fisiologica individuale, è sempre lo specialista medico a stabilire l’impostazione di eventuali protocolli integrati.
È stato riscontrato che i pazienti con patologie tumorali tollerano meglio le loro cure quando assumono contestualmente micronutrienti. La ricerca continua a sperimentare i dosaggi di vitamina D ottimali, da assumere sia in via preventiva che terapeutica in caso di malattie che non riguardano soltanto l’apparato scheletrico.
Dove si trova la vitamina D e quanta assumerne?
Ma come assumere la vitamina D e quanta assumerne per rafforzare il sistema immunitario? Per garantire un corretto apporto di vitamina D al nostro organismo, funzionale al benessere delle ossa e del sistema immunitario, è importante seguire uno stile di vita sano ed esporsi spesso al sole e all’aria aperta.
Come abbiamo già sottolineato, seguire un’alimentazione mirata all’assunzione di vitamina D può rivelarsi complicato, in quanto sono pochi i cibi che ne sono fonte, e spesso anche l’esposizione al sole può essere insufficiente (specialmente nei periodi invernali) a scongiurare il verificarsi di una carenza di vitamina D.
Proprio per questo, per molti soggetti risulta indispensabile l’assunzione di vitamina D tramite integratori specifici per il sistema immunitario, in particolare in periodi in cui il sistema immunitario è sottoposto a grande stress fisiologico.
Scopriamo quali sono le maggiori fonti di vitamina D in natura, come assumerla nei dosaggi ottimali e come funzionano gli integratori a base di questo importante micronutriente.
Vitamina D ed esposizione al sole
Le vitamine sono sostanze che gli esseri umani devono assumere necessariamente con la dieta, in quanto incapaci di sintetizzarle autonomamente, tuttavia la vitamina D è una delle poche ad essere scarsamente presente negli alimenti, pertanto il suo assorbimento nelle corrette quantità deve avvenire mediante altre modalità.
Dove si trova quindi la vitamina D oltre che in alcuni alimenti? La principale sorgente naturale di vitamina D è il sole, infatti l’80% delle scorte di vitamina D di un individuo derivano dall’esposizione alla luce solare, mentre il 20% deriva dal consumo di alimenti ricchi di vitamina D attraverso la dieta. Tuttavia, esistono alcuni fattori che possono influenzare la capacità di produrre vitamina D in seguito all’esposizione alla luce solare (raggi UVB) come, ad esempio l’ora del giorno, la stagione, il colore della pelle, la quantità di pelle esposta alla luce solare, il tempo di esposizione, l’utilizzo di protezione solare.
Tra le cause di un minore assorbimento vi è anche l’uso di filtri solari e l’inquinamento ambientale; queste rendono meno efficiente lo stimolo ultravioletto sulla sintesi della vitamina stessa. A causa del maggior contenuto di melanina, ad esempio, gli individui dalla carnagione più scura necessitano di esposizioni solari più lunghe rispetto agli individui dalla carnagione più chiara per una corretta sintesi di vitamina D.
In generale, è sicuramente meglio preferire le prime ore del mattino in estate, e le ore più centrali della giornata in inverno, così da evitare lo sviluppo di un melanoma cutaneo. Esporsi al sole dovrebbe essere considerata una vera e propria “terapia naturale” per fare il carico di vitamina D: possono bastare in media 10-15 minuti più di tre volte a settimana di esposizione ai raggi solari al volto, alle mani e alle braccia.
In Italia, tuttavia, come molti altri paesi al di sopra di una certa latitudine, non è possibile assorbire le radiazioni UVB, necessarie per la sintesi di vitamina D, tutti i mesi dell’anno; per intenderci, nel periodo autunnale ed invernale non è possibile sfruttare tali radiazioni. Purtroppo, bisogna anche dire che lo stile di vita di adulti e bambini è cambiato: si trascorre più tempo al chiuso e lontani dal sole. La conseguenza di questa minore esposizione al sole ha reso più frequenti i deficit di vitamina D nella popolazione a livello mondiale.
Vitamina D negli alimenti
Sebbene la vitamina D possa essere sintetizzata sulla pelle a seguito dell’esposizione alla luce solare, questa fonte non è sempre sufficiente a soddisfarne il fabbisogno. Il contributo alimentare potrebbe considerarsi irrisorio, se paragonato alle necessità metaboliche del nostro organismo e se paragonato all’apporto di altre vitamine che molti cibi offrono. Pochi sono gli alimenti che contengono una quantità significativamente apprezzabile di vitamina D. Un alimento particolarmente ricco è l’olio di fegato di merluzzo. Tra le altre fonti migliori di vitamina D ci sono:
- Pesci grassi, come ad esempio il salmone, il tonno, le aringhe e lo sgombro;
- Piccole quantità di vitamina D sono presenti nel formaggio, nel latte, nel tuorlo d’uovo;
- In minima misura la vitamina D è presente negli alimenti di origine vegetale come lieviti e foraggi;
- Uova di pesce come il caviale;
- Funghi secchi, tipici della cucina orientale, contengono vitamina D.
Tramite i cibi, la vitamina D viene assorbita a livello intestinale ed attivata e resa disponibile per le cellule ed il loro funzionamento.
La vitamina D è relativamente stabile e viene alterata poco da conservazione e cottura. Oggi sono in commercio in Europa latti irradiati, ovvero alimenti che presentano un contenuto di vitamina D3 superiore, in quanto in laboratorio viene replicato il fenomeno naturale che si verifica quando la pelle viene irradiata dalla luce del sole.
In molti Paesi vi sono altri alimenti, oltre al latte, che vengono arricchiti in Vitamina D, come la margarina, il succo di frutta, il pane ed i cereali. Purtroppo in Italia gli alimenti addizionati con vitamina D in commercio sono davvero limitati.
Integratori a base di vitamina D
Ma siamo davvero sicuri di assumere la giusta quantità di vitamina D? Diversi studi epidemiologici hanno rilevato uno stato di carenza di vitamina D nella popolazione di quasi tutto il mondo. L’approccio più salutare per poter soddisfare il fabbisogno del suddetto micronutriente è combinare una moderata esposizione al sole con un’assunzione adeguata di fonti alimentari contenenti vitamina D ed integratori, ove si ritiene necessario, specialmente nei periodi di forte stress ed affaticamento del sistema immunitario. Se l’introito alimentare non è adeguato, vi è infatti la necessità d’introdurre delle terapie sostitutive di Vitamina D che vengono solitamente prescritte dal medico.
Il modo più sicuro ed economico per garantire uno stato sufficiente del suddetto nutriente è utilizzare il dosaggio orale della vitamina D mediante integratori per il sistema immunitario. Come ben sappiamo, gli integratori non sono farmaci, ma il loro consumo deve avvenire nel momento in cui un professionista lo ritiene necessario, ossia dopo un’attenta valutazione dello stato di salute dell’individuo. È inoltre necessario che l’individuo assuma l’integratore nelle giuste dosi per evitare un eccesso di vitamina D.
Come definisce il Ministero della Salute l’apporto giornaliero massimo di vitamina D, che deve essere presente negli integratori alimentari, è pari a 50 μg. In particolare durante l’inverno, l’assunzione di integratori nei dosaggi consigliati costituisce una maniera ottimale di assumere vitamina D e scongiurarne la carenza.
Carenza di vitamina D: sintomi e conseguenze
La carenza di vitamina D, in particolare di vitamina D3, può essere attribuita a diversi fattori, e consegue principalmente in uno scarso assorbimento di minerali come calcio e fosforo, importanti a livello delle strutture del corpo, ma anche a livello muscolare. I sintomi della carenza di vitamina D possono dunque essere molto generici:
- Dolori muscolari;
- Debolezza muscolare;
- Dolori e fragilità ossea (aumentato rischio fratture);
- Mancanza di forze;
- Fatica.
Nella donna in gravidanza, la carenza grave di vitamina D può portare a gravi alterazioni del feto: il rachitismo, patologia delle ossa che si presenta nei bambini e che causa malformazioni anche gravi. Proprio per questo nella dieta dei bambini piccoli sono importanti prodotti arricchiti con vitamina D e minerali, che possano sopperire ad eventuali carenze. Negli adulti una grave carenza di vitamina D può causare osteomalacia, una patologia simile al rachitismo, sebbene al giorno d’oggi sia rara nei paesi sviluppati. La carenza subclinica di vitamina D è solitamente associata all’osteoporosi e alla maggiore incidenza di cadute o fratture.
Inoltre, poiché i recettori della vitamina D sono presenti in tutto il corpo, uno stato di vitamina D insufficiente può essere correlato a diversi effetti extra-scheletrici, come la disfunzione immunitaria.
Soggetti a rischio di carenza di Vitamina D
Tra i soggetti più a rischio di carenza di vitamina D troviamo:
- Soggetti anziani;
- Individui in sovrappeso o con obesità;
- Soggetti che conducono una vita sedentaria o seguono un’alimentazione poco sana;
- Soggetti con patologie renali o epatiche;
- Soggetti che non si espongono al sole o all’aria aperta;
- Donne in gravidanza;
- Soggetti che seguono terapie farmacologiche particolari.
Gli anziani sono i soggetti maggiormente a rischio di carenza, a causa di una “fisiologica” riduzione dell’efficienza dei meccanismi biosintetici cutanei della vitamina D. Oltre ai fattori endogeni che condizionano la sintesi di vitamina D, come l’età, esistono fattori di rischio modificabili, quali l’obesità, in quanto la vitamina D va ad accumularsi nelle cellule del tessuto adiposo, e le terapie farmacologiche, che possono influenzare negativamente il metabolismo e l’azione periferica della vitamina.
A questi due soggetti si aggiungono, come descritto, le donne in gravidanza, nonché le persone che spendono la maggior parte del proprio tempo al chiuso, esponendosi raramente al sole e all’aria aperta e al contempo consumano pochi alimenti contenenti vitamina D.
Qualora non vi siano le condizioni sufficienti a disporre di adeguate radiazioni UVB e fenomeni di malassorbimento intestinale, la carenza di vitamina D diventa importante e potenzialmente seria. Le principali malattie che possono determinare un malassorbimento della vitamina D sono: patologia gastrointestinale, celiachia, insufficienze biliari, pancreatiti. Anche i soggetti con patologie epatiche o renali possono avere un deficit di Vitamina D poiché, fegato e reni sono responsabili della trasformazione della vitamina D nella sua forma attiva.
In linea di massima è possibile affermare che si assiste ad un deficit della vitamina D, ipovitaminosi, quando i livelli sono inferiori a 12 ng/mL, causando rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti.
Quando i valori sono compresi tra 12 e 20 ng/mL, l’apporto è ritenuto inadeguato per la salute ossea e globale nell’individuo sano. In tal caso è giustificato l’inizio dell’integrazione di vitamina D. Valori plasmatici compresi tra 20 ng/mL e 40ng/mL sono sinonimi di assunzione di quantità adeguata di vitamina D per la salute ossea e globale nell’individuo sano. Alti livelli di vitamina D, ovvero una quantità superiore a 50ng/mL, in particolare se maggiori di 60 ng/mL potrebbero determinate potenziali effetti collaterali.
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