Il vino è parte integrante della cultura mediterranea ed in particolar modo delle nostre terre. Bere vino è una tradizione ormai consolidata in tutte le case e l’atto stesso di consumarlo racchiude in sé una serie di abitudini, esperienze, convivialità e modi di vivere. Ma ci siamo mai chiesti se bere vino tutti i giorni faccia davvero bene alla nostra salute, soprattutto se si è affetti da diabete, specie di tipo 2? È bene sapere che il metabolismo dell’alcol in questi soggetti può depauperare le riserve corporee di micronutrienti, per cui in determinate circostanze può essere utile ripristinare il pool di micronutrienti mediante integratori di vitamine, minerali e amminoacidi. In questo articolo forniremo gli spunti necessari a conoscere meglio la relazione tra diabete e vino e per evitare così eventuali complicanze.

Cos'è il Diabete

Cos’è il vino e quali nutrienti contiene?

La cultura del vino ha origini antichissime, quasi quanto l’agricoltura. Nella nostra tradizione, come d’altro canto in quella di quasi tutti i Paesi del Mediterraneo, bere vino quotidianamente, durante i momenti di festa e di convivialità, è diventata un'abitudine ben radicata e consolidata.
Ma cosa si nasconde dietro ad un “semplice” bicchiere di vino? Cosa c’è di buono e cos’altro può essere definito potenzialmente dannoso?

Il vino è il prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica totale o parziale degli zuccheri contenuti nell’uva fresca o a partire dal mosto delle uve, avente un titolo alcolometrico maggiore dei 3/5 del titolo alcolometrico totale. Il vino viene generalmente classificato come rosso, bianco e rosato. La classificazione avviene in base al colore, al vitigno, alla dolcezza, al contenuto alcolico, al contenuto in anidride carbonica, al tipo di fermentazione e al processo di maturazione, oppure in base all’origine geografica.

Il vino è una bevanda costituita sostanzialmente da acqua e alcol, i quali costituiscono insieme il mezzo in cui sono disciolti tutti gli altri nutrienti. Quest’ultimo contiene circa 250 sostanze chimiche che provengono sia dall’uva che dalla fermentazione, come pure da alcune contaminazioni che avvengono nei recipienti di conservazione.

Tra le sostanze presenti nel vino troviamo in quantità molto basse le vitamine e le proteine, mentre i sali minerali si trovano in buone quantità, come d’altronde in tutti i prodotti fermentati alcolici. Nel vino e nei super alcolici in generale, gli esperti prenderebbero in considerazione un unico principio nutritivo, ovvero i glucidi (gli zuccheri), che possono provenire direttamente dall’uva o possono essere aggiunti in un secondo momento per arricchire il vino stesso (solitamente si raggiunge una quantità di zuccheri intorno ai 30 g/l).

Il 94% degli zuccheri presenti nel vino sono essenzialmente due: il glucosio e il fruttosio. Questi due zuccheri semplici vengono utilizzati dal nostro organismo per produrre energia. Anche se fondamentali per il corretto funzionamento del nostro metabolismo, bisogna porre molta attenzione alla quantità e al tipo di zuccheri che si consumano giornalmente, in quanto, soprattutto nei diabetici e nelle persone con insulinoresistenza, essi sono responsabili dei picchi glicemici e insulinici, e contribuiscono inoltre all’apporto di calorie.

Sono per questo molte le persone affette da diabete a chiedersi quale sia l’indice glicemico del vino, e soprattutto quale sia la relazione tra vino e glicemia, in modo tale da capire se possono comunque concedersi il famoso bicchiere di vino al giorno.

Prima di esplorare la relazione tra vino, glicemia, colesterolo e diabete, è bene tuttavia chiarire cosa sia il diabete e le differenze tra diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2. 

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Cos’è il diabete? Differenze tra diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata da alti livelli di glucosio nel sangue a seguito di perdita della funzionalità di insulina o incapacità di produrre tale ormone. Che differenze vi sono tra diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2?

Si tratta delle due forme principali di diabete, uno dei maggiori problemi sanitari che caratterizza tutti i paesi più evoluti dal punto di vista economico. Il diabete di tipo 1 è la forma anche detta infantile-giovanile e richiede sin da subito la terapia insulinica, in quanto il pancreas dei soggetti affetti da questa tipologia di diabete non è in grado di produrla.

Il diabete di tipo 2 è la forma più comune di questa malattia, caratterizzato da una ridotta sensibilità dell’organismo all’insulina (definita comunemente insulinoresistenza). Si tratta di una condizione correlata all’età adulta (motivo per il quale si tende a chiedersi qual è la relazione tra vino rosso e diabete di tipo 2), ad una vita sedentaria e a dismetabolismi come obesità/sovrappeso, che può peggiorare nel tempo ed è purtroppo in continua crescita. La prevalenza di questa malattia è in costante evoluzione a causa dell’aumento di obesità e di malattie correlate alla sindrome metabolica.

Il trattamento insulinico non è subito necessario. La dieta risulta da sempre una componente fondamentale nella gestione del diabete di tipo 1 ma maggiormente in quello di tipo 2, al pari dell’attività fisica e dell'educazione terapeutica. Un paziente con diabete di tipo 2 che sa gestire i propri pasti e monitorare la quantità di zuccheri assunti riesce a raggiungere un buon profilo glicemico anche senza l’ausilio di farmaci. Ragion per cui non è corretto impedire a priori l’assunzione di vino a chi ha il diabete di tipo 2 senza prima comprendere le loro abitudini alimentari.

Differenze tra Diabete di Tipo 1 e Diabete di Tipo 2

Si può bere il vino in caso di diabete?

Si può bere il vino con il diabete? Secondo molti studi non vi è una controindicazione assoluta all’assunzione di alcol per i soggetti diabetici. È opportuno tuttavia prestare attenzione alle quantità, e soprattutto alla frequenza di consumo. Anche se si può bere il vino con il diabete, precisiamo subito che quando si assume alcool i livelli di glucosio nel sangue possono subire un calo, in base alla dose di vino o di birra assunti, che potrebbe causare nel soggetto diabetico crisi ipoglicemiche.

Le indicazioni relative alle quantità e alle modalità di assunzione sono ormai consolidate: il consumo di alcol deve essere accompagnato al consumo di cibo, soprattutto la sera, per evitare il rischio di incorrere in ipoglicemie notturne. Le dosi devono in ogni caso rimanere modeste: generalmente non bisogna superare i 13 g al giorno per le donne (si tratta all’incirca di un drink) e non più di 25 g al giorno per gli uomini (due drink). Questo in ambito generale. Ma come cambiano le cose nei casi specifici?

Un soggetto diabetico ha tendenzialmente fabbisogni vitaminici aumentati rispetto ad un soggetto in salute. A seguito di carenze vitaminiche conclamate o subcliniche, lo smaltimento dell’etanolo da parte delle cellule del fegato indebolisce ulteriormente il soggetto di riserve di micronutrienti. Se in questo quadro ci aggiungiamo disturbi al fegato, come la steatosi epatica non alcolica (NAFLD), sicuramente il consumo quotidiano di alcol diventa un vero e proprio fattore di rischio. Più avanti specifichiamo meglio l’aspetto legato ai fabbisogni vitaminici.

Alcol e calorie: qual è l’apporto di zuccheri?

Con il termine alcol si fa riferimento ad una molecola idrosolubile, di piccole dimensioni, che viene assorbita lentamente dallo stomaco, più velocemente dall’intestino tenue, e successivamente distribuita in tutto l’organismo. L’etanolo è un alcool a catena corta che comunemente è chiamato alcol, in quanto è presente in tutte le bevande alcooliche.

L’alcol però non è in grado di soddisfare in alcun modo le importanti funzioni che vengono solitamente attribuite ai nutrienti, sebbene si tratti di una sostanza ad elevato tenore calorico: 1 grammo di alcol apporta circa 7 kilocalorie. Queste calorie vengono disperse velocemente dal nostro organismo sotto forma di calore. Tutto questo avviene in pochi istanti a causa della vasodilatazione cutanea che si innesca dopo l’assunzione.

Inoltre, è stata scoperta una correlazione tra elevato consumo di alcol e aumento dei depositi di grasso nel tessuto adiposo. Tant’è che, in caso di obesità e sovrappeso, l’astensione dall’alcool di per sé offre risultati positivi sul dimagrimento. Tali risultati possono essere amplificati se l’apporto giornaliero complessivo di zuccheri dalla dieta viene limitato.

Relazione tra vino, diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2

Nel nostro organismo la neutralizzazione degli effetti tossici dell’alcol avviene attraverso una serie di meccanismi complessi ed efficienti che hanno luogo a livello del fegato. L’alcol giunto nello stomaco viene assorbito e giunge al fegato, dove viene metabolizzato. Durante il metabolismo dell’etanolo si genera una molecola tossica per il nostro organismo: l’acetaldeide.

Il glutatione è uno dei principali fattori che partecipa alla neutralizzazione di acetaldeide e dei radicali liberi derivanti dal metabolismo dell’etanolo (come pure dei substrati energetici). Il glutatione svolge dunque una funzione di disintossicazione dell’alcol e si esaurisce rapidamente in seguito ad una assunzione acuta o cronica di questa sostanza. A seconda della frequenza di consumo di alcool il nostro organismo impiega due differenti sistemi di neutralizzazione:

  • La via dell’alcol deidrogenasi (ADH), tipica del bevitore occasionale;
  • La via del sistema degli enzimi microsomiali di ossidazione dell’etanolo (MEOS), tipica del bevitore cronico.

Entrambe le vie portano alla formazione di acetaldeide, una sostanza tossica per il nostro organismo (questa sostanza è responsabile dello stato di malessere avvertito nel post sbornia). Una differenza sostanziale risiede nel fatto che la seconda via necessita di grandi quantità di glutatione per neutralizzare l’alcol.

Nei soggetti con insulinoresistenti smaltire l’etanolo risulta un processo ancora più complesso perché la biosintesi endogena di glutatione (GSH) è rallentata per effetto dell’insulina. C’è di più: il glutatione stesso è impegnato per compensare lo stress ossidativo provocato dall’insulinoresistenza stessa, per via di un alterato metabolismo degli zuccheri e dei grassi.

Il nostro organismo impiega quindi energia e soprattutto riserve di micronutrienti per poter smaltire e neutralizzare i metaboliti dell’alcool, un processo ancora più impegnativo se si tratta di un bevitore cronico e/o di un soggetto diabetico, sia esso di tipo 1 che di tipo 2.

Metabolismo dell’alcol e micronutrienti

Come abbiamo appena visto, per metabolizzare una certa quantità di alcol le nostre cellule impiegano quantità importanti di glutatione. Va da sé che il nostro organismo “investe” importanti risorse per assicurarsi un’adeguata produzione di glutatione. Queste risorse, tradotto in termini biochimici, altri non sono che le riserve di micronutrienti, in particolare:

  • Vitamine B1, B2, B3, B5, B6
  • Vitamina B12 e acido folico
  • Vitamine C, E e cofattori minerali
  • Amminoacidi, come cisteina, glutammina e glicina.

Considerando che in una condizione di sindrome metabolica o diabete le riserve di questi micronutrienti possono essere già di per sé indebolite, è facile intuire come l’apporto di ulteriori fattori di stress per il metabolismo cellulare possano diventare dei veri e propri fattori di rischio.


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Vital Basic | Micronutrienti che favoriscono il metabolismo dell'alcol

Vital Basic è un integratore funzionale a base di vitamine del gruppo B, zinco, selenio, cisteina e betaina. Questi micronutrienti intervengono nella produzione di glutatione, in modo tale da consentire un adeguato smaltimento dell'etanolo a livello del fegato


Quanto vino si può bere al giorno?

Bere un bicchiere di vino al giorno fa bene o fa male? E soprattutto, si può bere il vino con il diabete? Alla luce di quanto esposto, l’abuso di alcol è il principale fattore di rischio mondiale di morte tra i maschi aventi età compresa tra i 15 e i 59 anni, a causa di lesioni o malattie cardiovascolari. Collocare correttamente il vino nella nostra alimentazione risulta difficile poiché bisogna valutare non solo le potenzialità benefiche di questo alimento ma anche il probabile rischio di tossicità che ne deriva dal suo consumo.

Consumare tutti i giorni vino richiede riserve ottimali di microelementi da parte delle cellule. Pertanto, quando ci chiediamo se si può bere il vino con il diabete, occorre individuare quale sia la quantità giusta da consumare, la modalità di assunzione e di accompagnamento o meno con i pasti senza che possa interferire con il margine di sicurezza per la salute. Importante sarà anche considerare le quantità in rapporto con il sesso dell’individuo, la fascia di età, le condizioni fisiologiche, come ad esempio la gravidanza, la senilità e soprattutto se vi sono o meno patologie croniche.

In generale si consiglia un consumo di alcol pari a 1-15 grammi al giorno, facendo attenzione a non cadere nella trappola della sistematicità, fino ad un massimo di 100 grammi alla settimana. Questo secondo alcuni studi. Va da sé che bisogna sempre tenere in considerazione gli innumerevoli fattori individuali ed avere anche la minima comprensione di quanto costi in termini di riserve nutrizionali e micronutrizionali metabolizzare quotidianamente l’alcool.

Nel diabetico i rischi correlati al consumo di bevande alcoliche (che sia birra, vino rosso, vino bianco o prosecco) diventa maggiore quando l’alcol viene ingerito in tarda serata, a digiuno o con una inadeguata assunzione di carboidrati. Nel diabetico si potrebbero scatenare o aggravare crisi ipoglicemiche, già possibili in corso di trattamento con insulina o ipoglicemizzanti orali. Inoltre, il diabetico che fa un consumo eccessivo di alcol potrebbe non distinguere e di conseguenza confondere i sintomi dell’ipoglicemia con i comuni effetti dovuti all’alcol, rischiando così di non intervenire tempestivamente nella regolazione dell’omeostasi glicemica.

Alcuni studi suggeriscono che il consumo da basso a moderato di vino rosso ai pasti, in associazione all’olio extravergine d’oliva, contribuisce alla prevenzione delle malattie cardiometaboliche, tra cui diabete mellito, sindrome metabolica e obesità. Tuttavia, sarebbe completamente errato pensare che il vino rosso possa essere un rimedio contro il diabete, le patologie del cuoreo il colesterolo.

Al contrario, un consumo di alcol più elevato è associato ad un aumento del rischio di sviluppare tali patologie. Anche in questo caso, la dieta e il colesterolo sono inevitabilmente legati, tanto da far giocare un ruolo chiave nella determinazione dei livelli di colesterolo nel sangue. È evidente quindi che l’obiettivo da perseguire è una gestione consapevole della propria dieta, in accordo con il proprio medico o biologo nutrizionista di fiducia.

Relazione tra Alimentazione e Diabete

Vino e prevenzione del diabete

Nel corso degli anni ci sono stati diversi studi che hanno reso noto come il consumo di alcol possa ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e in alcuni casi prevenire l’insorgenza del diabete mellito. Tuttavia, non è detto che un diabetico possa consumare vino, bianco o rosso, in maniera del tutto arbitraria. Come ben sappiamo, la dieta è un fattore importante nella gestione del diabete di tipo 2. Un fattore dietetico di interesse è il consumo di cibi ricchi in polifenoli, poiché è stato dimostrato che questi ultimi hanno la capacità di ridurre il rischio di diabete di tipo 2.

Tra le varie bevande alcoliche, il vino rosso, probabilmente grazie alla sua gamma unica di composti fenolici, è generalmente associato ai risultati positivi di alcuni studi su larga scala. In particolare, i polifenoli del vino rosso possono influenzare positivamente la resistenza all'insulina e le concentrazioni plasmatiche delle lipoproteine. Le principali classi di polifenoli presenti nel vino rosso sono i flavanoli (ad esempio catechina ed epicatechina), i flavonoli (come quercitina e miricetina), gli antociani e gli stilbeni (resveratrolo).

Si è visto che il resveratrolo, in particolar modo, presente nel vino, ha ridotto la resistenza all'insulina nei pazienti con diabete di tipo 2, negli uomini obesi, negli uomini con sindrome metabolica e negli anziani con insulinoresistenza. Inoltre, il resveratrolo ha migliorato la funzione delle cellule β nei pazienti diabetici e ha ridotto la pressione arteriosa negli uomini obesi con insulinoresistenza.

Ma facciamo attenzione! Il consumo di vino ha un costo per le nostre cellule, il che significa che se l’abitudine persiste per anni ed anni, il rischio è quello di esacerbare carenze micronutrizionali e/o disturbi del metabolismo. Ne abbiamo parlato accuratamente nei paragrafi precedenti.

La “protezione” che il consumo moderato di vino offrirebbe contro il diabete viene abolita quando l’alcol viene assunto in dosi più elevate. Nel complesso, ci sono poche prove per quanto riguarda l'effetto dei polifenoli del vino sul metabolismo del glucosio e dell'insulina. Sono necessari ulteriori studi per comprendere appieno quali siano le proprietà antidiabetiche del resveratrolo, per poter stabilire il potenziale terapeutico di altri polifenoli nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 (DMT2). In generale, è fondamentale che medico e paziente discutano assieme sul consumo di alcol, tenendo in considerazione gli aspetti peculiari del metabolismo dell’etanolo, il quadro clinico della persona, l’assunzione di farmaci, ecc.

Vino e birra sì, superalcolici no!

Nonostante assumere alcol non sia propriamente raccomandato, si tende comunque a consigliare il consumo di vino e birra piuttosto che di superalcolici. Perché?
In linea di massima è stato dimostrato che esagerare con le bevande alcoliche è una abitudine che si rivela dannosa per il nostro organismo. Attenzione, perché quando si parla di “esagerazione” s’intende anche e soprattutto il consumo limitato ma quotidiano di bevande alcoliche, vino e birra inclusi, per anni!

L’abuso di alcol può causare problemi sia alla salute fisica che mentale. Oltre alla quantità di alcool ed alla relativa frequenza di assunzione, bisogna prestare attenzione al tasso alcolico delle bevande. Si consiglia pertanto di bere alcolici con un tasso alcolico non troppo alto come, ad esempio, la birra e il vino, ed evitare l’assunzione di sostanze alcoliche con un tasso alcolemico troppo alto e cioè i superalcolici.

Bere alcolici o superalcolici è uguale? Che differenza c’è? In generale le bevande alcoliche sono accomunate dal fatto di contenere alcol, presente in concentrazioni variabili: maggiore è la concentrazione e maggiore sarà il grado alcolico della bevanda. Più precisamente, i superalcolici hanno una gradazione superiore al 21%. Questi ultimi presentano non solo un contenuto di alcol maggiore, ma sono anche più zuccherini: il quantitativo di zuccheri risulta infatti più elevato rispetto alle bevande da pasto come vino e birra. Inoltre, a differenza degli alcolici in cui vi sono presenti anche alcuni componenti nutrizionali, i superalcolici contengono solamente alcol e un’alta percentuale di zuccheri semplici.

Bibliografia

 


lucrezia palizzato
Lucrezia Palizzato

Laureata in Scienze degli Alimenti e della Nutrizione Umana ed abilitata alla professione di Biologo Nutrizionista. Si occupa di alimentazione e nutrizione, è promotrice di uno stile di vita sano ed equilibrato ed elabora piani nutrizionali personalizzati in condizioni fisiologiche e patologiche.

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